Quello che i giornali nazionali non vi raccontano.

In questi ultimi tempi l’Africa sub-sahariana è stata scenario di diverse questioni sociali che hanno coinvolto l’opinione pubblica delle sue comunità, per esempio il caso del  Sex for Grade in Ghana o le persecuzioni nei confronti dei migranti in Sudafrica. Questioni di un grande impatto sociale che vengono omesse o trattate con molta superficialità dalla stampa internazionale occidentale.

Oggi ci spostiamo in Nigeria, uno dei paesi africani più ricchi e al tempo stesso controversi sul piano politico e sociale del continente africano. Da mesi, gli attivisti e l’opinione pubblica combattono per l’abolizione delle scuole private islamiche, situate prevalentemente al nord del paese e conosciute per essere considerate veri e propri centri di detenzione e di violenza; ma saranno tutte così? E soprattutto, perché lo Stato fino ad ora non ha fatto niente per limitarne l’azione?

Il caso che ha acceso una dura discussione, coinvolgendo così tutto il paese, è quello della  Kaduna Almajiri School di Boko Haram. Tale scuola è stata sequestrata dalle forze dell’ordine solo dopo mesi di silenzi politici e tentativi da parte degli attivisti di chiuderla. Attenzione: teniamo presente che il problema di queste scuole non è l’attenzione verso la cultura islamica poiché la Nigeria è sempre stato un  paese multiculturale specialmente da un punto di vista religioso. Basti  pensare  che numerosi paesi dell’Africa sub-sahariana prima ancora che arrivassero gli europei, hanno conosciuto le dominazioni arabe che chiaramente hanno portato in questi paesi la propria cultura e tradizioni.

Queste scuole sono un vero e proprio schiaffo a credenza religiosa il cui principio fondamentale dovrebbe essere quello di generare pace, fratellanza fra i popoli. Si può dire che nascano da un problema di fondo: il nord della Nigeria vive da sempre delle situazioni sociali e politiche molto gravi e profonde che ne determinano gravi conseguenze come la povertà, la mancata distribuzione delle risorse e l’analfabetismo che riguarda più di 13 milioni di bambini. Lo stato di povertà in cui tantissime famiglie vivono, le vincola dal poter accedere a determinate risorse e servizi così l’istituzione delle scuole Almajiri permette loro di preparare i propri figli alla scuola pubblica in modo gratuito, o ad adulti di avere un’educazione tale da poter tentare la fortuna in zone più sviluppate.

Tornando al caso della Kaduna Almajiri School, gli studenti – chiamati Al Majiris che in arabo significa migranti – dal momento in cui varcavano il cancello della scuola, smettevano di avere ogni tipo di contatto con le loro famiglie, quindi era impossibile sapere ciò che succedeva o se mai sarebbero usciti. I ragazzi che dovevano rimanere nel centro a studiare, imparare a leggere il corano e dedicarsi alla correzione di alcuni comportamenti che definiremo incivili, finivano per essere mandati nelle strade ad elemosinare, a subire abusi di tipo sessuale e torture ‘educative’.

Isa Ibrahim superstite della scuola, racconta alla BBC come una volta entrato nel centro ha visto con i propri occhi l’inferno: “Se studiavi ti punivano, se pregavi ti punivano ”- descrivendo anche le diverse torture che infliggevano ai ragazzi per ‘correggere’ i loro comportamenti. Dal racconto di Ibrahim non si parla mai di meditazione e insegnamenti del Corano, cosa che queste scuole si precludevano di fare.

A noi tutto questo, ricorda i lagher nazisti, le piantagioni di caffè, luoghi dell’orrore che legittimavano e glorificavano l’uso spregiudicato della violenza in nome di Dio e della civiltà.

Nel giugno la presidenza nigeriana ha dichiarato di voler bandire il sistema di questa scuola ma al tempo  stesso  non  ha  fatto  niente  di  concreto  per  la  paura  di  creare  un  clima  di  panico  o  di contraccolpo in queste comunità esiliate dal resto del paese. Adesso però gli attacchi si sono fatti sempre più frequenti e i media stessi hanno alzato la voce in merito, così le istituzioni non hanno avuto altra scelta se non quella di intervenire.

Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari, musulmano e proveniente da queste zone del paese, ha dichiarato:<<Bisogna fermare queste non volute pratiche culturali che si discostano dai principi morali dell’islam e che sono solo violenza spregiudicata sui bambini e le autorità locali insieme  a  quelle  federali  dovranno  iniziare  a  collaborare  e  lavorare  per  la  risoluzione  di  tale problema>>.

I difensori del Almajiri System dichiarano che la maggior parte delle scuole in questione non sono come quella di Kaduna. Questo sistema ha aiutato milioni di famiglie povere del nord della Nigeria. Inoltre, le  testimonianze  di  ragazzi  che le hanno frequentate, ammettono aver frequentato questo centro di riabilitazione li abbia salvati da un destino triste e buio.

La discussione sembra in tal modo spaccarsi a metà fra chi vorrebbe mantenerle per l’aiuto che dà a livello economico a molte famiglie e chi vorrebbe abolirle per evitare che si ripresentino casi come quello di Kaduna.

Come dicevo ad inizio articolo, la Nigeria è uno dei paesi più complessi e in quanto tale sembra difficile risolvere in modo semplicistico le diverse questioni sociali, proprio perché c’è un coinvolgimento di massa molto elevato ma anche frammentato.

Ciò che riteniamo più che giusto fare è un maggiore controllo da parte delle autorità nel tutelare le libertà individuali e soprattutto un interesse per le zone del paese più a rischio povertà e quindi maggiormente a rischio di criminalità. Sappiamo bene che la via del sottovalutare i problemi o comportarsi come se non esistessero, non ha mai portato a niente di buono.

Comments

comments