Unite per costruire una Italia multiculturale.

Sabato 13 aprile sono stata invitata per conto di Afroitalian Souls all’evento palermitano Nuove Pratiche Fest- Comunità Planetarie per testimoniare l’importanza delle identità plurali nelle nostre biografie e nella società che vorremmo costruire. In un talk durato 2 ore, io ed altre ragazze (Lina, Esperance, Nawres e Yodith, originarie di Tunisia, Rwanda, Lebano, Eritrea) rappresentanti di diverse organizzazioni e attiviste socio-culturali, abbiamo raccontato le nostre vite.

E’ stato un viaggio alla ricerca di chi siamo e cosa ha determinato la nostra crescita personale, tra volti ed esperienze diverse. Credo che sia stata una sfida per ognuna di noi raccontarsi e far uscire quelle che sono state le nostre debolezze di fronte a un pubblico. In una decina di minuti a testa, abbiamo cercato di riassumere chi siamo partendo dalla nostre radici e dalle varie esperienze di vita, com’è stato il rapporto con la nostra famiglia nella fase di crescita e come ci impegniamo nella sfera del sociale.

In psicologia è nota la ‘legge dello specchio’, secondo la quale ciò che vediamo negli altri non è altro che il nostro riflesso; in effetti le storie che abbiamo condiviso in quelle ore, da ogni prospettiva si volessero vedere, erano complementari fra loro. Tutte però eravamo accomunate dalla ricerca della libertà di essere noi stesse e non ciò che gli altri vorrebbero che fossimo. Ascoltare le realtà delle altre partecipanti ha scosso qualcosa dentro di me; ho ammirato la loro forza di volontà, determinazione, unicità.

Ho cercato di dipingere la Elide che sono da vent’anni, quella che è cresciuta con le canzoni di Bob Marley e Nina Simone cantate in macchina con mamma; quella considerata straniera per i tratti esotici e la pelle olivastra che d’estate diventava color bronzeo ma che ha sempre considerato l’essere additata come straniera, un motivo di vanto.

La me che nella danza è riuscita a liberarsi e a trovare sé stessa ed infine, come il parallelismo fra la cultura italiana e quella yoruba, conosciuta grazie alla danza, mi ha portato a voler essere partecipe alle problematiche relative alle comunità afro in Italia e che grazie ad Afroitalian Souls adesso posso fare.

Un’altra delle cose che ci ha accomunato è stata proprio la volontà di mettersi in discussione non solo con se stessi ma anche con la realtà che ci circonda che spesso ci ha fatto sentire inadatte, quelle che in quanto donne, in quanto cittadine di seconda generazione, non avrebbero mai potuto avere chance di diventare qualcuno nella vita. E che invece, in due ore, hanno dimostrato di essere tante cose, tante sfumature, tutto quello che nel corso della nostra vita ci hanno vietato di essere.

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