Troppo spesso quando ci troviamo di fronte ad un uomo nero lo incaselliamo in una scatola basandoci sui nostri bias inconsci. Da individuo con pensieri e aspirazioni personali, diventa un attivista, solo per il fatto di essere una persona appartenente a minoranza che decide di esporsi. 

CANZONE CONSIGLIATA PER LA LETTURA: Driva Man – Max Roach Lo “slave driver”, in slang “driva man” è la persona che dirigeva i lavori nei campi di cotone in cui gli schiavi neri erano obbligati a lavorare. “Driva Man” è nato e cantato proprio in queste circostanze per cercare di resistere assieme alle dure condizioni alle quali si era sottoposti, successivamente il brano viene inciso da Max Roach nell’album “We Insist! Freedom Now”, diventando così colonna sonora del movimento per i diritti civili degli afro- americani degli anni ’60. 

Aboubakar Soumahoro, dirigente sindacalista di origine ivoriana, ormai da molti anni si batte per i diritti dei braccianti attraverso il sindacato Unità Sindacalista di Base. Al centro dei suoi discorsi c’è il concetto di essere umano nel suo senso più completo: solidarietà e dignità necessaria e fondamentale per tutti. Nel 2018, all’indomani dell’omicidio di Soumaila Sacko (bracciante e sindacalista USB assassinato in Calabria il 2 giugno dello stesso anno, mentre raccoglieva lamiere per costruirsi una baracca di fortuna), ha ottenuto dal Governo Conte la creazione del “tavolo operativo di contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura”, aprendo così un dialogo su una problematica che va avanti da decenni, ma mai considerata dai Governi nel susseguirsi delle legislature. 

Ad oggi, infatti, si stima che complessivamente il business del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura valga quasi 5 miliardi di euro ed il tasso di irregolarità risulti pari al 39,9%, tanto che si calcola un’evasione contributiva di quasi 2 miliardi di euro (inps). Approfondendo, ci accorgiamo che una grandissima fetta di lavoratori è costituita da stranieri che vivono e lavorano in condizioni pessime nel nostro Paese da anni. È proprio per questo che abbiamo visto la ministra Bellanova commuoversi in diretta nazionale provando quella compassione poco convincente che nessuno vorrebbe ricevere. 

Attingendo al rapporto del ministero del Lavoro del 2019 gli occupati in agricoltura nel 2018 erano circa 1 milione e 73mila, 350mila dei quali cittadini stranieri. La sanatoria, che sembrava dovesse cambiare finalmente le carte in tavola per una parte del nostro Paese, però, non ha funzionato: gli obiettivi che si poneva erano di sopperire alla carenza di lavoratori agricoli dovuta alla chiusura delle frontiere e “tamponare” la situazione di irregolarità e mancata dignità dei lavoratori stranieri

Questa sanatoria è stata mediatamente esposta come una maxi regolarizzazione che avrebbe dovuto coinvolgere circa 220 mila persone. I numeri delle richieste hanno rispettato le aspettative del Viminale, con 207 mila domande presentate. Di queste però, l’85 per cento riguarda il lavoro domestico (176.848) e solo il restante 15 per cento il settore agricolo, con appena 30.694 domande. 

Quello che è successo è che per accedere alla sanatoria del Decreto Rilancio bisognava lavorare in uno di questi tre settori: agricoltura, lavoro domestico e assistenza alla persona. Chi lavorava in altri ambiti, come l’edilizia e la ristorazione, è rimasto escluso. Si così è creato un mercato di contratti falsi, venduti da datori di lavoro italiani a cifre altissime ai lavoratori stranieri. La regolarizzazione, inoltre risulta temporanea legata all’emergenza sanitaria, rendendo quindi inattuabili gli obiettivi di dignità e giustizia indicati inizialmente dalla Ministra. 

Questo contesto ha portato Aboubakar Soumahoro a decidere di lasciare il sindacato “Unità Sindacale di Base” per fondare la Lega Braccianti. Nel giorno dell’anniversario di Giuseppe Di Vittorio, Soumahoro ufficializza la fondazione del sindacato inaugurando a Foggia la Casa dei Diritti e delle Dignità, a lui dedicata. La struttura ricorda infatti la Lega Bracciantile fondata da Di Vittorio nei primi del 900. Sembra che il sindacalista stia cercando di seguire le orme del suo predecessore, che quasi sempre cita durante i suoi discorsi.

L’avvicinamento alle istituzioni, considerato fuori dalla linea comune, è stato determinante per l’uscita dall’Unione Sindacale di Base. L’idea di un sindacato che direttamente rappresenti i diretti interessati la ritengo estremamente importante perché oggi ci sono delle esigenze particolari sul tavolo che non sono mai state prese in considerazione. Quando Soumahoro parla di “invisibili” si riferisce in primis ai braccianti, ma anche a tutti quei lavoratori dimenticati dalle tutele come ad esempio i riders. L’emergenza sanitaria COVID19 ha esasperato proprio questi lavoratori e i settori che erano gli unici rimasti in attività, rendendosi inevitabilmente indispensabili e di grandissimo valore. 

Il percorso del sindacalista è diventato infatti più politico a partire dai mesi del lockdown e merita di essere analizzato con attenzione.

Fin dai primi giorni della pandemia Aboubakar Soumahoro ha lanciato una raccolta fondi su GoFundMe per acquistare beni di prima necessità per le donne e gli uomini braccianti in difficoltà. Da lì il suo impegno concreto è cresciuto assieme alla sua esposizione mediatica. La battaglia di marzo è stata indubbiamente quella della regolarizzazione dei braccianti. La proposta di Soumahoro era quella di rilasciare a tutti un permesso per emergenza sanitaria convertibile per attività lavorativa con possibilità di iscriversi all’anagrafe e quindi di poter scegliere un medico di base. 

Questa battaglia vede il culmine il 20 maggio 2020 con lo “Sciopero degli Invisibili” uno sciopero trasversale che include tutti i lavoratori dimenticati dallo Stato, in primis braccianti e riders. Queste due categorie, infatti, sono rimaste in gran parte escluse dal decreto rilancio, ma sono anche le uniche che ci hanno garantito l’accesso ai beni di prima necessità continuando a lavorare incessantemente durante l’emergenza sanitaria come accennato sopra. 

La sanatoria Bellanova verrà approvata il 13 maggio non rispettando però le richieste del sindacalista. La tensione per le mancate promesse sfocia il 16 giugno quando Soumahoro si incatena davanti a villa Pamphili scioperando sia per la fame che per la sete avviando così gli “Stati Popolari” in contrapposizione agli “Stati Generali”, convention indetta da Conte per organizzare la ripartenza. Riesce ad essere incontrato da Conte ricevendo risposte vaghe e piuttosto deludenti (forse per evitare che destasse troppo scalpore). 

Il Premier, rispondendo a Soumahoro, ha definito la riforma della filiera agricola con l’adozione di una ‘patente del cibo’ una ‘bellissima idea’. La seconda richiesta riguarda il piano di emergenza lavoro, in merito a cui Conte chiede di elaborare e inviare delle proposte di azione. Infine il tema dell’immigrazione: il premier conferma che la modifica dei decreti sicurezza fa parte dell’accordo di governo e quindi è all’ordine del giorno. Vogliamo dare tutta la fiducia possibile a questo Governo, ma i fatti dimostrano che ad oggi nulla di tutto ciò è stato applicato

Nei mesi successivi, il sindacalista ha tenuto una serie di incontri con esponenti del Governo: il più recente è quello del 1 settembre col Ministro Speranza e la Sottosegretaria alla Salute Zampa. 

Occorre rendere visibili gli invisibili attraverso il rilascio di un permesso di soggiorno per emergenza sanitaria in modo da rendere effettivo l’accesso alla salute, in quanto diritto inalienabile della persona, ed efficace strumento della tracciabilità

Questa è la richiesta presentata più volte al Governo ormai da diversi mesi.

Il meeting più aspramente criticato, invece, è quello con il sindaco di Milano Beppe Sala e la Ministra Lamorgese. 

Oggi ho accompagnato Aboubakar Soumahoro dalla Ministra dell’Interno Lamorgese. Aboubakar si batte per i cosiddetti “invisibili” e io sono con lui, per quanto posso.

Beppe Sala sul suo profilo Instagram

Tralasciando il white saviorism che traspare dalla frase forse un po’ troppo paternalistica, quello che mi trasmettono queste apparizioni sono solo parole vuote che non si traducono mai in fatti concreti e forse è proprio per questo che questi incontri non piacciono molto alla platea afroitaliana

Una cosa che ho notato, come donna nera, è che la nostra esposizione mediatica ha un peso molto diverso rispetto a quello di una persona appartenente all’etnia della maggioranza: apparire accanto a politici, attivisti, personaggi pubblici, spesso rischia di essere – anche se inconsapevolmente da parte nostra – una legittimazione del personaggio in questione e si finisce per essere strumentalizzati

Quante volte abbiamo sentito dire che Aboubakar Soumahoro dovrebbe essere il nuovo leader di sinistra? Ma qualcuno gli ha mai chiesto se effettivamente avrebbe voglia di farlo? Il punto è che troppo spesso quando ci troviamo di fronte ad un uomo nero lo incaselliamo inconsciamente in una scatola e quello che vediamo non è più un sindacalista, ma un attivista solo per il fatto che si tratta di persona appartenente a minoranza. 

Non sappiamo come evolverà la situazione: da un lato costituire un sindacato autonomo mostra un’intenzione forse “rivoluzionaria”, mentre i periodici incontri con le istituzioni fanno trasparire un approccio più moderato. Molte persone però non prendono in considerazione il fatto che per un uomo nero in Italia, essere preso sul serio non è affatto semplice.

Gli obiettivi di Aboubakar sono ambiziosi e per poter coinvolgere una mole significativa di persone ed avere un certo tipo di spessore e credibilità, certi passaggi risultano importanti se non fondamentali. Costruire una base solida e riconosciuta sia dagli alleati, sia – e soprattutto – dagli ipotetici avversari, è fondamentale per proporre in seguito progetti ambiziosi che senza il lavoro di costruzione di credibilità non avrebbero il giusto peso. 

Il motivo per cui figure come Soumahoro e molti altri al primo passo falso scatenano critiche è proprio dato dall’assenza di rappresentanza: nel momento in cui i personaggi pubblici razzializzati sono numericamente inferiori, quando sbagliano, la reazione emotiva è molto intensa e più profonda. Non possiamo predire il futuro, ma possiamo sperare che questo sindacato rappresenti il punto di partenza per un cambio di paradigma, un nodo chiave per la lotta degli invisibili. 

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