Da piccola odiavo andare dal medico. Detestavo parlare con gli estranei, perciò mia madre si occupava di quella parte. Raccontava per filo e per segno i miei sintomi, e poi venivo visitata. Ora che ho ventun anni, una scena del genere sarebbe ridicola. Sono un’adulta, so parlare per me stessa. Eppure, negli ultimi tempi, in tv e sui giornali sento un sacco di persone parlare di me al posto mio. Okay, non si parla di me me. Principalmente di immigrazione e di razzismo e non posso non sentirmi coinvolta. Sono argomenti che scottano e politici e giornalisti ci mangiano su che è un piacere.
Un esempio facile è la campagna che ha portato l’ex vice-premier Matteo Salvini al governo. Non è un segreto che sia stata la sua retorica sull’invasione e sugli stranieri delinquenti a portarlo in testa ai sondaggi. Ciò che sorprende – ma che in realtà non dovrebbe – è che la stessa strategia politica venga utilizzata anche dai principali partiti di sinistra.
Durante il suo discorso al Senato, Matteo Renzi si è rivolto al governo uscente in questi termini
<< In questo paese si è creato un clima d’odio. Come fate a non essere sorpresi quando un ragazzo di colore non può entrare in una spiaggia del Nord Est pur avendo la carta d’identità? Queste sono scene che andavano bene nell’Alabama degli anni Cinquanta non nell’Italia del 2019>>.
Le parole del senatore, pronunciate con grande foga, hanno provocato un giro di applausi degno del Superbowl. “Ragazzo di colore” a parte, sono parole bellissime. Splendide, direi, per chi ha voglia di crederci. Sì, perché a cosa serve parlare del clima d’odio, a fine agosto, dopo un anno mezzo di governo giallo-verde? A cosa serve, dopo che Salvini ha dominato indisturbato il web, dipingendo gli immigrati come elementi da abbattere? Il discorso di Matteo Renzi prova l’atteggiamento passivo e ipocrita della sinistra italiana. Non solo non hanno alzato un dito in difesa delle minoranze quando era il momento, ma si servono di quei fatti di cronaca per dare addosso al loro nemico giurato.
Due parole: strumentalizzazione politica.
Neanche a chi si definisce democratico e anti-razzista importa davvero delle cause e delle conseguenze dell’immigrazione. È solo un tema caldo da sfruttare per riavere i voti degli italiani. Questo succede perché nella società italiana c’è un problema di fondo. Si tratta un tema complesso come il razzismo con troppa superficialità, come se bastasse iscriversi al Partito Democratico per avere le mani pulite.
Come dice Oiza Q. Obasuyi in un suo articolo, “finché non si instaurerà un vero e proprio dialogo con le minoranze, sarà impossibile vincere i pregiudizi e evitare orrori come Gino Sorbillo con la faccia dipinta di nero”.
Mi permetto di aggiungere: finché non si lascerà la parola alle minoranze, le cose non si smuoveranno.
La redazione di Stasera Italia ha colto il suggerimento. Infatti, nell’episodio del 30 luglio “Odio e politica: razzista sarà lei!” era ospite Stephen Ogongo, giornalista e leader del movimento Cara Italia. Ad affrontare il dibattito, il professor Stefano Zecchi e ad altri esponenti del giornalismo italiano. La discussione verteva sul razzismo degli ultimi tempi e sul ruolo della politica a riguardo. Finalmente si lascia parlare un nero su una questione che vive personalmente! Tuttavia, tralasciando il fatto che Ogongo fosse l’unica minoranza presente a sostenere la sua tesi, molte cose non andavano bene.
In primo luogo, i presentatori si rivolgevano a Ogongo dandogli del “tu”. È una cosa che molti italiani fanno anche con i miei genitori, dimenticando che sono degli estranei, degli adulti degni di rispetto. Ogongo è un ospite in trasmissione, non vostro cugino.
In secondo luogo, l’interazione Ogongo-Zecchi. Nel corso del dibattito, i toni si accendono, e il saggista accusa il leader di Cara Italia di essere un ignorante, di non sapere di che cosa parla e di istruirsi sul razzismo. Gli suggerisce anche due letture a riguardo.
<<Dobbiamo metterci d’accordo su che cos’è il razzismo. […] Vede che non capisce niente! […] Il libro che le ho appena citato, di André Guzman, parla del razzismo che c’è in noi>>
(link video: https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/staseraitalia/martedi-30-luglio_F309903201003801 )
Zecchi, filosofo italiano, bianco, vuole spiegare a Stephen Ogongo, giornalista di origini kenyote, che cos’è il razzismo. Incredibili l’arroganza, la saccenteria con cui certi bianchi pretendono di educare i neri e altre minoranze su una questione che determina gran parte della loro esistenza. Questo atteggiamento accondiscendente si chiama whitesplaining. È discriminatorio, ed è il risultato, insieme a tanti altri, di una società che rifiuta di confrontarsi con il suo passato (o presente) razziale. Persone come Zecchi, che credono basti un libro per comprendere cosa attraversano ogni giorno le minoranze in Italia, feriscono il nostro paese. Politici come Renzi e Salvini, che azzerano i dialoghi, riducendoci a vittime o parassiti di un sistema che loro stessi hanno contribuito a creare.
Vi dirò: per ridurre la piaga del razzismo nel nostro paese, persino invitare neri a parlare di immigrazione non basta. Invitate neri a parlare di cultura, di sport, di cucina. Assumete attori neri. Normalizzate i neri. Perché finché ci dipingerete come fantocci da esporre nella vetrina dei fatti di attualità, rimarremo sempre e solo quello.