L’alba del declino di Trump?

Per gli Stati Uniti d’America il 2018 si è concluso con le elezioni Midterm che hanno rappresentato: sul piano politico la vittoria delle regole costituzionali e dei controlli sull’amministrazione del presidente Trump; mentre sul piano socio-culturale la vittoria dei gruppi sociali minoritari; di fronte un Governo orientato a favore di segregazione, xenofobia, omofobia e sessismo.

Midterm elections

Negli Stati Uniti, due anni dopo le elezioni presidenziali si svolgono quelle di metà mandato, durante le quali vengono eletti i membri della Camera dei Rappresentanti del Congresso e un terzo di quelli del Senato. Lo scorso novembre i risultati hanno assegnato ai Democratici la maggioranza alla Camera, mentre i Repubblicani hanno mantenuto quella al Senato ma per il Presidente degli U.S ha significato la perdita del controllo su una parte del Congresso. Per la prima volta nella politica degli Stati Uniti le vere protagoniste sono state le donne del partito democratico le quali, facente parte di diverse comunità etniche, religiose e persino della comunità gay, si sono guadagnate una sedia all’interno del Congresso.
Infatti, da adesso verranno ospitate le prime senatrici di religione musulmana, Ihan Omar e Rashida Tlaibee tra i senatori omosessuali dichiarati c’è la prima senatrice di origine nativa americana Sharice Davis.

Una donna nera scanserà Trump dalla Casa Bianca?

I successi arrivano anche da parte della comunità afroamericana con i suoi numerosi candidati orientati verso lo sradicamento dei luoghi comuni sugli afro-americani usati da politici, tra cui lo stesso Donald Trump, per fare propaganda e fomentare il divario sociale fra neri e bianchi.

Tra questi esordisce la prima donna afroamericana candidata alle presidenziali del 2020, Kahala Harris. Cresciuta tra due culture ben diverse fra loro, quella tamil della madre e quella giamaicana del padre, di ideologie politiche progressiste e liberali si è fatta portavoce di tutte le minoranze sociali americane. Con il suo slogan ‘FOR THE PEOPLE’, Harrissembra essere la rivale più pericolosa dell’attuale presidente americano. Si fa strada con la stessa grinta e forza di una Black Panther, marcia verso la Casa Bianca pronta a lottare contro intolleranza, sessismo, xenofobia e violenza che da secoli,come c’insegnano i libri di storia, pervadono il paese a stelle e strisce.

Ovviamente la sua personalità non è passata inosservata all’opinione pubblica che, al momento, la considera il miglior punto di riferimento per un cambiamento socio-culturale oltre che politico del Paese: qualcuno capace di rappresentare tutti i suoi cittadini senza distinzione di genere, religione o etnia; di ascoltare i loro problemi e di sentirsi parte di uno Stato unitario che non li discrimina ma esalta la diversità. Obiettivo, chiaramente non raggiunto dall’attuale presidente. Inoltre cercherà d’impegnarsi al cambiamento del sistema giudiziario americano che da secoli presenta evidenti tratti di favoritismo nei confronti dei ‘cittadini bianchi’ e segregazionismo per le diverse minoranze, non rispettando il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte la legge. Condizione che sta alla base di tutti gli Stati con una Costituzione.

Il nostro Paese riuscirà mai a concretizzare risultati simili?

Difficile non rimanere scettici di fronte ad un evento simile, se teniamo conto di come procede il nostro nuovo governo, il quale non rappresenta ‘lo Stato di Diritto,  che si autoproclama e che è incapace di identificarsi in un’ideologia politica ben precisa. L’Italia difende un nazionalismo senza gloria, spacciandosi per nazione al passo con i tempi, all’avanguardia e soprattutto tollerante ma queste teorie si scontrano con la dura realtà dei fatti testimoniata da chi, in quanto donna, in quanto straniero o di origine tale, in quanto omosessuale o transgender è considerato di minore importanza. E deve ricordare a sé stesso che un giorno tutto questo cambierà e che non bisognerà più vergognarsi della propria identità. Il vento di cambiamento e di progresso che sta portando il nuovo volto degli Stati Uniti d’America dovrebbe incoraggiarci, in quanto cittadini del mondo, a cambiare la realtà nella quale siamo costretti a vivere. Una realtà fatta di stereotipi, di discriminazione, di xenofobia, d’intolleranza.

La stessa Haddis spiega che

non è possibile compiere un cambiamento se non siamo disposti a rischiare di perdere qualcosa per esso, a lottare per esso.

Ce lo dimostrano anche tutti i più celebri leader (chi ha lottato contro l’Apartheid, chi per la liberazione dell’Africa, chi per favorire la parità dei sessi) che si sono dovuti mettere in gioco per veder realizzati i loro progetti, che hanno perso qualcosa di sé stessi per uno scopo più grande ma che hanno fatto della lotta per l’accettazione della propria identità, il loro cavallo di battaglia e motivo di orgoglio. Anche noi dovremmo lottare! Proprio adesso. In un momento così fragile ma che necessita una rottura da un passato bigotto.

Che Guevara diceva:

Siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di ogni rivoluzionario.

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