#wirbleibenzuhause (noi restiamo a casa)

Da circa 2 anni mi sono trasferita nel sud della Germania, più precisamente nello stato del Baden-Württemberg, uno dei più colpiti dal coronavirus. La vita in Deutchland è decisamente diversa da quella del “Bel Paese” anche in questo periodo particolare. 

Il 22 marzo, il governo federale ha vietato gli incontri di più di due persone in pubblico in tutta la Germania, ad eccezione del nucleo familiare. Si è dato il via alla quarantena, in seguito ribattezzata “Die Corontäne”, ossia la quarantena in Germania da coronavirus.

Con un vantaggio di circa quattro settimane sull’Italia, la Germania ha iniziato la sua lotta contro il covid-19 attuando dei provvedimenti per appianare i contagi. La vita pubblica qui, soprattutto nel mio paesino, si è totalmente arrestata. Inizialmente sono state ribadite le norme igienico-sanitarie, come il classico starnutire nel gomito, l’uso dei disinfettanti nel negozi per poi passare alla chiusura di tutti gli esercizi commerciali ad eccezione dei negozi alimentari, le drogherie e le farmacie. Nel giro di un weekend tutto è stato chiuso, anche le frontiere con la Svizzera, la nazione che ci è a stretto contatto.

Ogni giorno venivamo informati da politici ed esperti virologi sul propagarsi del virus. Personalmente ho cercato di ridurre a zero questo tipo di informazioni, scegliendo di documentarmi sull’andamento della pandemia attraverso il sito ufficiale del ministero della salute (Bundesministerium für Gesundheit), per non esser condizionata negativamente.

Mi sono resa conto che effettivamente i tedeschi stanno pretendendo in considerazione i provvedimenti stabiliti. Non ci è voluto molto, la cancelliera Angela Melkel a marzo aveva fatto appello al senso civico del popolo tedesco, all’amore verso i propri cari per far fronte a questa pandemia. Il popolo tedesco ha risposto, infatti gli assembramenti anche in queste piccole zone di rurali, come la mia, si sono quasi azzerati, a differenza di quello che ho sentito e visto nei telegiornali italiani. Vivo vicino alla regione della Foresta Nera, luogo quasi incontaminato, ma nonostante questo non ci sono molte persone che fanno passeggiate, il motto #restoacasa (#wirbleibenzuhause) è decisamente sentito. I mezzi di trasporto continuano a circolare, limitando il più possibile la vicinanza delle persone, quindi si viaggia praticamente da soli.

SOS preghiera – com’è cambiato il mio lavoro.

Alcuni hanno ipotizzato che per il popolo germanico non fosse gravoso ridurre al minimo i rapporti sociali, non essendo un popolo latino. Ho potuto constatare che in questo periodo è proprio il contatto umano ciò che manca. Tuttavia lo Stato si è subito adoperato per sostenere la comunità a più fronti.

Qui in Germania mi occupo di volontariato, facendo da missionaria in una chiesa evangelica. Nell’ambito sociale, mi occupo dei campi profughi, in particolare di giovani ragazze madri di origine africana. Ovviamente il corona virus ha modificato anche questo aspetto della mia vita.

Non essendo più possibile entrare nel campo come associazione, continuo a contattare le ragazze attraverso le reti internet, cercando di incoraggiarle e sostenerle come posso. I campi profughi sono strutture per lo più nelle zone periferiche, alloggi di massa con diverse centinaia di residenti, dove c’è eteronomia e mancanza di privacy. E’ quindi molto importante evitare ogni forma di contagio, soprattutto per donne che devono gestire figli piccoli da sole. Abbiamo attuato un piano d’aiuto per la spesa ed altre necessità per i gruppi a rischio della zona dove ci troviamo. Inoltre, abbiamo messo a disposizione un numero di SOS preghiera multilingue (inglese, italiano e tedesco) dove le persone possono chiamare per avere un sostegno anche in questo senso.

Netflix a quanto pare non batte la Foresta Nera!

Mi sono resa conto che questa Corontäne ha portato alla luce paure, fenomeni intensi di depressione e isolamento. Ci sono soggetti che pur non essendo gruppi a rischio si trovano barricati nelle case temendo per le loro vite, persone che hanno i propri cari in cliniche e non possono vederli e ciò li logora. Per queste persone anche un servizio come SOS preghiera può giovare, il contatto multimediale ha portato a queste persone un calore nuovo.

La cancelliera aveva avvertito che avremmo dovuto fare una cernita delle nostre cerchie di amici, ma non credevo dovessimo arrivare così all’osso. Anche come comunità evangelica abbiamo cessato le nostre riunioni, tutto si è trasferito su skype e zoom. Due giorni fa un’adolescente che curo come educatrice mi ha detto: “Mi manchi, mi manca abbracciarti e soprattutto ora capisco che mi manca anche fare una passeggiata”. Persino gli adolescenti tedeschi vorrebbero uscire ed iniziano a non sopportare più questa vacanza forzata; in poche parole Netflix non batte le passeggiate sul lungo Reno e la Foresta Nera.

Una cliente che parla con la cassiera di un supermercato protetta da una finestra in plexiglas.

Non mi posso comunque lamentare, qui possiamo fare passeggiate singole, andare a correre. Possiamo fare la spesa dalle 7 fino alle 18, mantenendo le distanze di 2 metri, e pagando preferibilmente con la carta. Forse questo particolare può sembrare trascurabile, ma la Germania non è una nazione così digitalizzata. Basti pensare che la modulistica di ogni genere la si compila per lo più in loco, le email sono utilizzate al pari della posta. Prima dell’epidemia il pagamento con i contanti era quello prevalentemente utilizzato, uno shock per una che come me, a Milano, era solita pagare anche il cappuccino con la carta. Nulla a che vedere con il rigore italiano. Abbiamo trascorso la Pasqua da soli nelle nostre case scambiano i saluti attraverso video call o con i vari social più disparati da instagram a tiktok, intasando la rete. 

Si intravede la fine della Corontäne

Non nego che ci sono persone che continuano a pensare che sia tutto frutto di un complotto a livello nazionale o mondiale. Individui che credono ancora che il covid-19 non sia altro che una sorta di spauracchio per costringerci a seguire delle regole paradossali. Complotto o no, questa quarantena o come ci piace dire ormai Die Corontäne, ha portato anche dei buoni risultati sul piano del controllo dei contagi. Già da questa settimana, ha annunciato la Melkel, riapriranno gradualmente alcuni negozi, a seguire le scuole a maggio, cercando di tornare alla normalità.

Tabella del numero di casi in Germania di corona virus
Tabella numero casi di corona virus in Germania, fonte originale RKI

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