Ho un consiglio spassionato per tutti gli afroitaliani e gli africani integrati: facciamo la voce grossa.

Okay, detto così vuol dire tutto e niente.

Per capire meglio, partiamo dal concetto di integrazione:

dicesi integrazione l’inclusione di un’entità etnica all’interno della società, con l’esclusione di discriminazioni razziali.

Perciò un immigrato integrato non è semplicemente un individuo fresco fresco di cittadinanza, e ancor meno lo è l’afroitaliano.

Essere una comunità integrata significa partecipare alla vita della nazione, contribuire al suo sviluppo culturale e sociale.

Scendiamo nei particolari.

In un clima di paura del diverso, come quello che sta vivendo il nostro paese, l’afroitaliano deve fare la voce grossa. Con questo non intendo che si debba scendere in piazza con striscioni e megafoni. Non basta nemmeno andare all’università e lavorare. Dobbiamo essere presenti anche nel terzo settore: rientrare in associazioni, enti come l’ANCI o sindacati come la CGIL, la CISL; aderire a organizzazioni di volontariato e ONLUS; nelle scuole e nelle università, candidarsi alla rappresentanza studentesca.

Anche l’impegno politico è essenziale. Non importa per quale partito si parteggi, ciò che conta è essere attivi e partecipare concretamente. Conosciamo tutti il senatore afroitaliano e leghista Toni Iwobi, giusto?

Tuttavia, integrarsi non vuol dire dimenticare le proprie origini. Noi abbiamo la fortuna di possedere un bagaglio culturale immenso, allora perché non sfruttarlo? Esistono un sacco di enti, come ad esempio Associazione Culturale Mosaik, che promuovono il patrimonio dell’arte africana con piccoli eventi.

Il succo del discorso è che gli afroitaliani devono comparire in ogni sfumatura della società italiana. Per combattere l’ignoranza e il razzismo che ci circondano, dobbiamo ricoprire ogni ruolo, come qualsiasi italiano. Sta a noi puntare i piedi, sta a noi fare la voce grossa.

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