Lo sai che sei davvero bella? Non sei solo bella, sei bellissima?

Se fossi una ragazza e ti dicessero questa frase, come reagiresti? Forse con un timido ‘grazie’, magari anche con un sorriso. Ma se fossi una studentessa e a dirti così fosse un professore?

Lo scorso ottobre, BBC Africa Eye ha rilasciato un reportage che ha scandalizzato il continente. Tre accademici, Dr. Boniface Igbeneghu, dell’Università di Lagos, prof. Ransford Gympo e Dr. Paul Kwame Butakor, dell’Università del Ghana, sono stati ripresi mentre adescavano studentesse nei loro uffici, promettendo voti migliori e ammissioni agli esami.

In pochi giorni, il video è diventato virale, ma questo fenomeno ha distrutto giovani africane per decenni. Nella maggior parte dei casi, le proposte indecenti terminano in veri e propri abusi sessuali che le ragazze, intimorite dalle minacce dei professori, non denunciano mai. Quelle che denunciano, non sono ascoltate.

Africa EYE ha ascoltato. In un anno ha investigato e, dopo dozzine di testimonianze, ha mandato la giornalista Kiki Mordi in missione.

<<Quando frequentavo l’università, sono stata abusata sessualmente. E non sono l’unica>>.

Kiki ritorna a UniLag, ma nei panni di una maturanda diciassettenne in cerca di informazioni. Il docente del dipartimento di arte, Dr.Boniface Igbeneghu, la invita nel suo ufficio per ‘parlare’. Le telecamere non nascondono nulla. Niente viene editato. Quando Kiki entra, il professore chiude la porta a chiave. Le offre da bere. Commenti sull’aspetto fisico della ragazza, complimenti fuori luogo, domande personali. Sei vergine? Con quanti ragazzi sei stata?

Dr. Boniface è anche un predicatore, pastore della chiesa locale, dunque non mancano i momenti di preghiera e gli studi biblici.

<<Una volta, ci preparavamo allo studio biblico, e lui mi toccava>> confessa una delle ex-studentesse. <<Mi toccava, e appuntava i versetti>>.

Alcune delle ragazze violentate da Igbeneghu hanno tentato di togliersi la vita. Altre hanno lasciato l’università. Insieme alle gravidanze precoci e involontarie, l’abbandono degli studi è una delle più grandi conseguenze degli abusi.

In Tanzania, un rapporto del Legal and Human Rights Centre (LHRC) del 2012, riporta 43.129 alunne costrette a lasciare la scuola. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, in Senegal sono 1.971 le gravidanze precoci in ambito scolastico. Nel corso dei tre anni, 2010-2011, 2012-2013 e 2013-2014, la regione di Sedhiou era in testa (30% dei casi), seguita da Ziguinchor (19%), Kolda (9%), Matam (6%) e Thiès (6%).

Quella delle violenze sessuali è una piaga che da decenni si propaga tra i paesi africani: Kenya, Uganda, Burundi, Gabon, Marocco. E se tra i banchi di scuola le avances non fanno abbastanza rumore, si arriva a parlare di reali stupri sul luogo di lavoro, per strada, e tra le mura di casa. Per troppo tempo, la questione è stata sottovalutata. Il corpo della donna, calpestato. Per le studentesse nigeriane, ci sono voluti anni di investigazione e di raccolta delle prove. E’ stato necessario che una giornalista mettesse a rischio la propria incolumità, entrando nell’ufficio di Boniface Igbeneghu, perché le voci delle ragazze non erano sufficienti.

Secondo Penda Diouf, presidente nazionale del Comitato per la lotta contro la violenza sule donne (CLVF), in Senegal, c’è bisogno di più sensibilizzazione, di istruire uomini e donne sulle regole basiche del consenso. E debellare una volta per tutte le possibilità di incolpare la vittima.

“Come si fa a vedere una ragazza e, solo sulla base dei suoi vestiti, molestarla sessualmente?” si chiede Penda. “Nessuna scusa giustifica una violenza di genere, soprattutto le molestie sessuali; né il luogo, né il momento, tanto meno i vestiti”.

A volte, sensibilizzare non basta. Occorre prendere in mano la situazione dal punto di vista legale e tutelare le vittime dopo l’abuso.

In Sudafrica, è nata Lawyers Against Abuse, un ente di avvocati contro questo tipo di violenza. Secondo il New York Times, nella cittadina di Diepsloot, Johannesburg, una donna su cinque viene stuprata dal partner; ogni anno avvengono 40.000 violenze ma, dal 2003, solo il 6% viene denunciato. Su 500 casi, solo uno finisce con una condanna definitiva.

Lawyers Against Abuse si impegnano affinché la polizia prenda sul serio i crimini sessuali. “Abbiamo notato diffidenza da parte della polizia, in particolare con le vittime di violenza domestica, alle quali è spesso detto che il loro è un problema familiare,” racconta Lindsay Henson, LAA. “Abbiamo avuto una cliente a cui la polizia ha detto che non era ‘il modo africano’ di affrontare i problemi come questo.” Lawyers Against Abuse conoscono il modo per affrontarli. Al sostegno legale, affiancano diversi tipi di terapia, come corsi di teatro, per aiutare le vittime a controllare l’ansia ed a acquisire maggiore autostima.

Nel 2019, il programma ha provveduto assistenza a oltre 800 donne, di cui 68 casi in tribunale e 28 conclusi con condanna. Ma gli episodi di violenza in Diepsloot sono in aumento, secondo la polizia sudafricana. Per Bandile Seleme, terapista di LAA, è un’ottima cosa.

“Dal mio punto di vista, l’aumento di aggressioni e stupri denunciati può sembrare negativo, ma penso che in realtà dica una storia diversa su quanto siamo efficaci nel far sì che le donne si facciano avanti.” E molte altre si faranno avanti, se nessuno le obbligherà a scegliere il silenzio al posto dell’azione. Non è solo un problema africano. Non è solo una questione femminile. Per decenni la politica del non-dire ha spezzato vite intere. Se queste donne hanno avuto la forza di parlare, per noi è arrivato il momento di ascoltarle.

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