‘Africa cara, ti fanno triste, malata ,una bara. Sanno dei diamanti, sanno del Sahara, nessuno sa di Lumumba e Sankara e c’è molto di più.’ 

F.U.L.A. – MALDAFRICA

Dal Senegal alla Calabria.

In occasione dell’uscita del suo ultimo progetto musicale ‘MALDAFRICA’, oggi vi raccontiamo la storia di Oumar, conosciuto anche come F.U.L.A. Arrivato nel 1993 dal Senegal tra le braccia di sua mamma, rappresenta al meglio il concetto di afroitalianità, cresciuto fra la cultura senegalese e quella italiana dei genitori affidatari. Un’infanzia passata a prendere coscienza delle ingiustizie nel mondo, del razzismo vissuto in prima persona e dei sacrifici fatti lavorando da una parte all’altra della Calabria.

Percorso musicale: dal jazz all’afrobeat.

Grazie alla mamma inizia ad immergersi sin da piccolino nella musica che lui stesso definisce essere <<sempre stata parte integrante di me>>, riuscendo così a trovare il suo posto nel mondo. Il suo background musicale va dal blues, al jazz arrivando all’hip hop e al rap, sia italiano che internazionale. Proprio in quest’ultimo si rivede molto <<perché racconta la realtà dei fatti, auspica ad un senso profondo di giustizia, contro ogni forma d’oppressione. E’ una musica autentica, di vita>> e lui che già a 13 anni iniziava a conoscere le ingiustizie, non voleva rimanere inerme ma combatterle. Così inizia a scrivere e si avvicina al genere afrobeat, ispirato dagli artisti francofoni come Maitre Gims, Naza, MHD e nigeriani come Burna Boy e Olamide. 

Nel 2017 arriva la svolta artistica e personale. Alla ricerca della sua identità e delle sue origini, torna in Senegal e lì, riprendendo i contatti con la sua famiglia, scopre quell’identità e quella cultura che in Italia spesso avevano cercato di fargli dimenticare. Durante l’intervista confessa: <<Sentivo il bisogno di ritornare nella mia terra, di capire chi io fossi per poter essere l’artista che avrei desiderato diventare e se volevo far conoscere l’Africa agli altri, prima dovevo conoscerla io. Il viaggio in Senegal mi ha cambiato, mi ha fatto conoscere ed accettare Oumar. Avevo ritrovato casa mia e me stesso>>.

Tornato in Italia, si trasferisce a Milano e si mette al lavoro per realizzare il suo sogno. Frequenta altri artisti afroitaliani come lui che diventano come fratelli e con i quali condivide non solo la passione per la musica ma anche la volontà di essere portavoci di un nuovo progetto di afrobeat, è così che nasce Equipe54. Nel 2019 arriva il suo primo contratto discografico con La Pop e prende forma il disco MALDAFRICA che oggi vi presentiamo.

Cosa rappresenta per te Maldafrica?

<<Maldafrica nasce dal mio bisogno di spiegare agli italiani ed anche agli afroitaliani la mia terra, le mie radici. Spiegare a tutti cosa c’è dall’altra parte del mondo e come un po’ della mia italianità sia influenzata dall’essere senegalese. Maldafrica è la mia gioiosa e triste nostalgia, le diverse realtà che vivono dentro di me, la mia casa. Il mio essere un ibrido ed il tentatvo di uscire dalla zona comfort nella quale gli altri hanno cercato sempre di mettermi. Andare oltre quegli stereotipi che fondano la nostra società e riuscire ad apprezzare la bellezza collaterale nei racconti di chi ha sofferto la povertà, l’abbandono del proprio paese e che si è dovuto ricostruire partendo dal niente>>.

F.U.L.A trasforma la possibilità di riscatto in realtà e mostra la bellezza perfetta dell’imperfezione e della sofferenza. In quanto personaggio pubblico e rappresentante della comunità afroitaliana, gli abbiamo chiesto: Cosa pensi della comunità che rappresenti e di come i giovani affrontano la questione dell’identità?

<<La comunità afroitaliana è divisa in due categorie: quella che cerca di farsi accettare e quella che cerca di accettarsi. I primi si fanno sopraffare dalla società che li etichetta e li giudica arbitrariamente, mentre gli altri come me, cercano di ritrovarsi ripercorrendo la propria storia per potersi identificare>>.

F.U.L.A si mette a nudo nella sua musica proprio per essere un mezzo attraverso il quale giovani ragazzi e ragazze afroitaliani/e possano rispecchiarsi, ritrovarsi ed accettarsi. Sentirsi soprattutto rappresentati e non abbandonati ad essere figli non riconosciuti di questo paese. 

<<Oggi ritengo di essere un giovane sognatore perché mi ostino a vedere il buono negli altri anche se questo è molto difficile che accada. Se potessi parlare al me bambino gli direi di non perdere tempo seguendo gli esempi sbagliati anche se poi anche quelli ci formano ma soprattutto di trovare la propria strada senza fermarsi alle piccole difficoltà>>.

MALDAFRICA è non solo nostalgia ma anche speranza, che ultimamente viene a mancare per ciò che siamo costretti a vivere ogni giorno. MALDAFRICA è anche forza di innalzare la propria voce nel silenzio assordante delle ingiustizie e allora Oumar, alza la tua voce più in alto e più forte che puoi. Per te e per tutti noi. 

Ecco il video spettacolare di questo pezzo che oltre a farci viaggiare con gli occhi, ci regala un dolce senso di nostalgia.

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